Dal 5 al 9 luglio, una delegazione di esperti incaricati dal Comune di Campi Bisenzio di “testare” le “buone pratiche” ALTERNATIVE ALL’INCENERIMENTO (dalle buone pratiche di riduzione, riuso, raccolta differenziata e “screening” del residuo fino alle buone pratiche impiantistiche) ha visitato questo impianto.
Tale delegazione era parte di una delegazione italiana più ampia intenzionata a “prender contatto” diretto con un sistema di TRATTAMENTO MECCANICO BIOLOGICO che a differenza di molti altri operanti in Italia, Germania ed Austria NON HA COME OBIETTIVO QUELLO DI PRODURRE IN ALCUN MODO COMBUSTIBILE DERIVATO DAI RIFIUTI da inviare ad inceneritori o cementifici .
Quindi il TMB in oggetto (e la visita lo ha confermato) si PONE IN ALTERNATIVA AL RICORSO ALL’INCENERIMENTO compreso nelle varianti di “piro gassificazione”, gassificazione, trattamenti al plasma.
Pur rimandando a www.ambientefuturo.org per i dettagli tecnici esso sembra molto adatto (la cautela in questi casi è d’obbligo) non solo a recuperare energia dalla frazione biodegradabile (organico ma anche carte contaminate) con una resa di biogas ad alta presenza di metano ed una produzione di “digestato” molto bassa ( il digestato è il prodotto stabilizzato derivante dal processo di digestione anaerobica) MA ANCHE A RECUPERARE TUTTE LE PLASTICHE (che vengono inviate a riciclaggio senza alcuna “valorizzazione termica”), I METALLI, IL VETRO ancora contenuti nelle frazioni residue dopo le raccolte differenziate.
Questo sistema di trattamento che non si pone in alternativa alla forte implementazione della raccolta differenziata, sfruttando il diverso peso dei rifiuti in acqua appare quindi interessante nel trattamento del rifiuto residuo ( e può essere facilmente combinato anche con il trattamento delle frazioni organiche pulite provenienti da RD) che non solo viene stabilizzato ma soprattutto recuperato e sottratto alla discarica per un minimo del 60% ed un massimo del 75%.
Questa tipologia di TMB sembra PIU’ EFFICACE, per esempio del TMB di Tudela in Spagna dove l’impianto, che non produce CDR, riesce a recuperare una frazione esigua di plastiche lasciando spazio alle “immancabili” proposte di “valorizzazione energetica”anche sulla scorta di normative che vietano di avviare a discarica materiali ad alto potere calorifico. Integrando, per esempio l’altissima capacità del sistema Arrow Bio di recuperare (per galleggiamento) tutte le plastiche con il sistema di lavorazione dell’impianto di VEDELAGO (efficace nel “sottoriciclaggio”delle plastiche anche più eterogenee) SI FORNIREBBE UNA ALTERNATIVA COMPLETA SANITARIAMENTE SICURA ED ECOLOGICAMENTE MIGLIORE AL “RECUPERO ENERGETICO”degli scarti plastici “sfuggiti” al sistema delle RD porta a porta. Naturalmente non bisogna confondere né il sistema ArrowBio (ma nemmeno quello Vedelago) che sono utili per operare anche nella fase “back end”(per dirla con Paul Connett) sbarrando la strada anche in questo “spazio residuo” alla riproposizione dei “trattamenti termici” magari sotto le forme di “dissociazione molecolare” o di “torce al plasma”con la realizzazione “tout court” della strategia rifiuti zero che, ANZI, richiede una graduale ma decisa sostituzione degli imballaggi plastici (interventi “front end”).
Fatte queste dovute precisazioni, e solo in questo contesto, il sistema oggetto della visita sembra poter essere una “PARTE” funzionale alla realizzazione della “road map” di rifiuti zero al 2020.
AmbienteFuturo
Autori: Rossano Ercolini, Fabio Lucchesi, Pier Felice Ferri
Url : http://www.agoramagazine.it/agora/spip.php?article3656
Fonte: Agoramagazine
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