Stamani (25 sett) è stata inaugurata a Poggibonsi la terza linea dell’inceneritore di Fosci, gestito da Sienambiente, che d’ora in avanti sarà quindi in grado di trattare dalle 50mila alle 70mila tonnellate annue di rifiuti.
«Si tratta di un impianto esistente fin dagli anni ’80 e il cui potenziamento era previsto fin dal piano provinciale del 1999 – spiega il presidente di Sienambiente Lucia Coccheri – ed è dimensionato sulle necessità dell’ambito senese».
Il potenziamento di un inceneritore non è una cosa molto frequente, almeno in Toscana. Come è stata accolta la terza linea dell’inceneritore dai cittadini?
«Anche l’inaugurazione è stata un bellissimo evento e direi che quello senese nella panoramica italiana è un luogo eccezionale. I cittadini hanno richiesto controlli e procedure di garanzia in termini di ambiente e sicurezza. E gli amministratori hanno sempre gestito il percorso di valorizzazione dei rifiuti in modo trasparente e serio. Per questo il potenziamento del termovalorizzatore è stato accolto come un fatto necessario e normale».
Questa inaugurazione cade a poche settimane dall’episodio di Falascaia, con la probabile manomissione dei dati sulle emissioni dell’inceneritore che ha fatto scattare la polemica e riacceso l’attenzione sulla questione dei controlli. La Regione ha annunciato che si costituirà parte civile nel caso venisse accertata dalla magistratura la gestione fraudolenta dell’impianto. Intanto ad agosto sono diventate operative le linee guida predisposte dalla Regione che rende più rigorose le procedure e stabilisce come l´Arpat debba svolgere i controlli sulle emissioni e debba comunicare i risultati alle autorità competenti.
«Noi operiamo nella massima attenzione mettendo in atto tutte quelle procedure di garanzia previste e richieste dalla Regione, che bene ha fatto a precisare ulteriormente le cose. Facciamo da sempre il monitoraggio in tempo reale delle emissioni, trasmesso ai cittadini attraverso l’installazione di alcuni totem che si aggiungeranno a quello già presente all’interno della casa comunale di Poggibonsi. Fa parte del rigoroso percorso di trasparenza e tutela della salute che applichiamo con senso di responsabilità e convinzione».
Resta però il fatto che l’episodio di Falascaia dimostra che è possibile manomettere i dati, a prescindere dalla trasparenza e dalla buona fede di chi gestisce l’impianto e amministra il territorio.
«E’ vero che non è possibile escludere al 100% il dolo, ma questa vale per qualsiasi impianto industriale, che in molti casi sono anche più pericolosi e meno controllati degli inceneritori. È evidente che è richiesta una gestione corretta e prudente per un termovalorizzatore, ma noi abbiamo lavorato sempre per questo e i fatti ci danno ragione. Credo che anche le 200 persone venute oggi, tra cui molti esponenti politici di area ambientalista, molti amministratori di impianti della costa, e soprattutto i normali cittadini, lo dimostrino».
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Fonte: Greenreport
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