I vertici della Procura napoletana hanno firmato l’avviso di conclusione delle indagini a carico dei commissari e dei loro vice che si sono alternati alla guida del ciclo di smaltimento dei rifiuti in Campania, nella fase transitoria, dal 2005 al 2007.
Ma si complica la posizione del prefetto Alessandro Pansa.
Dopo l´exploit dello scorso 27 maggio, che con il blitz denominato "Rompiballe" ha coinvolto 25 persone, tra cui l´alto dirigente Marta Di Gennaro, ex braccio destro dell´allora commissario Bertolaso, emergono nuovi dettagli sull´istruttoria appena chiusa dalla Procura di Napoli a carico di 29 indagati, con l´atto che prelude ad una probabile richiesta di rinvio a giudizio.
Sotto inchiesta resta il prefetto Alessandro Pansa, in qualità di ex commissario ai rifiuti: a cui si contestano non solo le ipotesi di abuso d´ufficio e falso, ma anche la truffa ai danni dello Stato.
Il quadro accusatorio si baserebbe sulla lettura incrociata di alcuni atti e anche alcuni interrogatori.
Il ragionamento che ha spinto gli inquirenti napoletani a chiamare in causa i due ex commissari Pansa e Catenacci che vengono indagati come soggetti con “obbligo impeditivo di un evento”.
Non impedire un reato è come cagionarlo. Di qui l’accusa di truffa. Scrivono gli inquirenti a proposito del prefetto Alessandro Pansa: “Sovrintendeva la gestione senza impedire, anzi consentendo la violazione della normativa ambientale e delle ordinanze della presidenza del consiglio dei ministri autorizzative degli impianti, a valle della raccolta dei rifiuti”.
Sono 17 pagine quelle che costano a Pansa le contestazioni dei pm Noviello e Sirleo. È la bozza di accordo tra lo Stato e l´amministratore delegato di Fibe, Massimo Malvagna, che si concentra sul "dare" e "avere" del gruppo Impregilo, sugli obblighi da rispettare e sulle spettanze da incassare.
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Fonte: Ecostiera.it
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